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IL CORPO NON MENTE

Aggiornamento: 8 giu 2020

Il corpo sa, fidiamoci di più delle nostre sensazioni

Cosa mi vuole dire oggi il mio mal di testa? E come mai proprio in questo momento della mia vita mi sono bloccato con la schiena?

Sono grida di aiuto che il nostro corpo ci invia e che non vogliono essere subito soffocate da un antidolorifico.

Ci vuole forse comunicare che stiamo agendo senza ascoltarci?

Senza dare ascolto alle nostre sensazioni ed emozioni?

Stiamo forse compiacendo qualcuno senza ascoltare i nostri bisogni? Questi sono solamente alcuni esempi dei messaggi che può inviarci il nostro corpo e che fin troppo spesso non siamo in grado di cogliere perchè non siamo abituati ad ascoltarlo, anche a causa del dualismo cartesiano mente-corpo che ha caratterizzato per molto tempo il pensiero occidentale.

Ascoltare il proprio corpo significa ascoltare e comprendere le proprie emozioni. Le emozioni che proviamo nascono nel corpo, sono esperienze corporee che hanno una funzione adattiva e di sopravvivenza della specie.

Se riflettiamo un momento, infatti ogni emozione ha una propria espressione corporea che richiama qualcosa di ancestrale: con la paura tratteniamo il fiato, con la rabbia serriamo la mascella e così via.

L’importanza di sentirsi, e soprattutto di comprendere cosa ci sta succedendo, cosa stiamo provando, permette al tutto di fluire in modo armonico. Talvolta si tende a pensare di avere un corpo, invece noi siamo il nostro corpo e più che mai lo siamo stati da bambini, quando il nostro modo di comunicare era unicamente a livello corporeo e sensorio, prima che subentrasse il linguaggio verbale.

Il nostro corpo è la memoria dove sono registrate le nostre esperienze, sul nostro corpo portiamo le tracce del nostro vissuto, dei nostri traumi, delle nostre emozioni, del nostro modo di relazionarci: il corpo è un testo inesauribile. Se comprendiamo questo non lo considereremo più come scisso dalla mente, ma una meravigliosa unità corpo-mente. Quando un paziente mi racconta di qualche dolore che sente a livello fisico per poi passare ad altro, è raro che io non mi soffermi su questo aspetto. Quindi invito la persona a fermarsi e a lavorare insieme su quella parte del corpo. Non è scontato e non è facile comprendere il senso di alcuni sintomi fisici che sopraggiungono inaspettati, ma come qualsiasi attività, necessita di un po’ di allenamento.

E’ fondamentale comprendere le proprie emozioni, saper dare un nome a queste emozioni e riuscirle ad esprimere. Lasciando andare senza trattenere dentro di noi, altrimenti il corpo urlerà. Spesso dico ai miei pazienti che lo studio dove ci incontriamo è come una palestra dove imparare a conoscersi meglio, dove sperimentare nuove modalità di relazione, nuove attività come il rilassamento e l’ascolto del proprio respiro, oppure dove mettere in scena le proprie emozioni o un sogno ricorrente.


E ho detto al mio corpo sottovoce “Voglio essere tua amica”.

Ha inspirato profondamente e mi ha risposto:

“Ho aspettato questo per tutta la mia vita”

Nayyirah Waheed

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